IL MALLOPPO

di John Orton
Traduzione:
Regia:

Silvio Eiraldi

Scene:
Sandro Marchetti e Silvio Eiraldi
con (in ordine alfabetico)

(in ordine di apparizione)

McLeavy – Mauro Lazzarino
Fay – Sonia Agrebbe
Hal – Fabio Riva
Dennis – Luca D’Angelo
Truscott – Luca Franchelli
Meadows – Giovanni Bortolotti

Luci:
Fonico:
Realizzazione scenica:
Realizzazione scenica:
Quadri di scena:
Date delle rappresentazioni svolte :

29 maggio 1996 Cairo M.tte – T. Della Rosa (Anteprima)
31 maggio 1996 Cairo M.tte – T. Della Rosa
1 giugno 1996 Cairo M.tte – T. Della Rosa
2 giugno 1996 Cairo M.tte – T. Della Rosa
8 giugno 1996 Cairo M.tte – T. Della Rosa
9 giugno 1996 Cairo M.tte – T. Della Rosa
26 luglio 1996 Millesimo – Castello Del Carretto
9 novembre 1996 Cairo M.tte – T. Della Rosa (studenti)
9 novembre 1996 Cairo M.tte – T. Della Rosa
10 novembre 1996 Cairo M.tte – T. Della Rosa
16 novembre 1996 Cairo M.tte – T. Della Rosa (studenti)
20 dicembre 1996 Cengio

Una produzione:
Trama

1996 : Lo strepitoso successo di Camere da letto aveva regalato a tutta la compagnia un’ulteriore conferma della validità del lavoro svolto, ma vi era la diffusaconvinzione che sarebbe certamente stato difficile ripetere un simile exploit anche perché molti dei protagonisti dell’opera di Ayckbourn si concedettero una sosta proprio nel 1996. Tuttavia la Compagnia aveva trovato due nuovi bravissimi attori come Sonia Agrebbe e Luca D’Angelo (da noi più conosciuto con il soprannome di Paperino) i quali, confermando la validità dell’esperimento portato avanti a Millesimo con “La prova del Gioco”, avevano tra l’altro contribuito ad abbassare la media d’età di un Gruppo che stava invecchiando. Il 1996 è stata la stagione de Il malloppo una delle più grandi fatiche da me sostenute in teatro: un testo “noir” pervaso da un umorismo irriverente, a tratti cattivo, tutto costruito su di un linguaggio elegantemente bizzarro, difficile da imparare ed ancor più difficile da proporre nel contesto dei ritmi serratissimi voluti dall’autore. La storia di Orton era imperniata sul lutto che colpisce l’onesto McLeavy (uno splendido Mauro Lazzarino) il quale, perdendo la moglie, si ritrova coinvolto in una storia in cui si intrecciano le vicende dell’attraente ed interessata infermiera Fay (una coraggiosa interpretazione di Sonia Agrebbe), dell’ambiguo figlio Hal (un agilissimo Fabio Riva), del losco impresario Dennis (un elegante prova del Papero) e dell’ineffabile ispettore Truscott (la mia lunghissima parte). Più di due ore di spettacolo attorno ad una bara piazzata in scena in un clima tragicomicamente lugubre. Gli spettatori sono rimasti un po’ scioccati (.ma era quello che noi volevamo) da un testo che a tratti colpiva la platea come un pugno allo stomaco e a tratti faceva sbellicare dalle risate; in molti lo hanno forse giudicato eccessivo e tuttavia sono sicuro che Il malloppo, sotto il profilo dell’interpretazione, sia stato davvero un ottimo spettacolo. Mauro Lazzarino nel ruolo di McLeavy mi è sembrato quasi perfetto, bravissimo nella gestualità, nella mimica, nella dizione ed è un vero rammarico che con “Uno sguardo dal palcoscenico” abbia sempre eccessivamente centellinato le sue prestazioni. Fabio Riva invece sparirà dopo Il malloppo, non calcando più il palco del “Della Rosa”. E, con un atteggiamento quasi irriverente, ha sempre lasciato cadere nel vuoto i tanti inviti che Eiraldi gli ha spedito in occasione dei nostri spettacoli. nessuno di noi ha capito il perché!

(brano tratto dal libro “Uno sguardo lungo vent’anni” di Luca Franchelli)

Note di regia

Mauro Lazzarino : “Il malloppo” e la magia del “mio” teatro

Sul palco c’è buio, io sono lì, seduto, il sipario è chiuso, sento il vociare del pubblico che si affievolisce fino al silenzio, gradatamente e, come in opposizione a questo graduale silenzio, nasce in me un’energia, a poco a poco cresce; sono attimi lunghi quelli che separano me dal pubblico. Sento correre le carrucole che aprono il sipario e sento scorrere ancora più veloce il sangue nelle mie vene.poi la luce: è tutto finito, si comincia. In tutto questo “nonsense” si potrebbe sintetizzare la mia emozione di attore; dietro le quinte invece è tutta una corsa, uno spogliarsi per poi rivestirsi, ma è anche scherzare, esorcizzare la tensione che comunque ti pervade. Ricordo, durante una replica de “Il malloppo”, un mio vuoto di memoria; i secondi parevano interminabili e dalla mia bocca non usciva nulla, poi d’improvviso come per magia riapparve tutto e allora avanti, di nuovo. E’ magia, è mettersi alla prova, una sfida l’amore per il teatro; lo spettacolo va avanti fino ai saluti finali quando la luce si riaccende in sala e torni lentamente tra il pubblico. Allora un’altra sensazione ti sorprende e non è questa di esaltazione o di successo, bensì di gratitudine per avermi dato quest’opportunità, per avermi apprezzato ed aver anche chiuso un occhio per gli errori sempre in agguato nei momenti di forte impegno, e ancora gratitudine per aver almeno cercato di comprendere “l’attore” in me che è una parte in ognuno di noi, molto intima e profonda, oserei dire una parte di anima che non sempre emerge o si raggiunge. Sul palco ti è accanto ed è una grande soddisfazione poterla esporre ed essere compreso.

(brano tratto dal libro “Uno sguardo lungo vent’anni” di Luca Franchelli)