1996 : Lo strepitoso successo di Camere da letto aveva regalato a tutta la compagnia un’ulteriore conferma della validità del lavoro svolto, ma vi era la diffusaconvinzione che sarebbe certamente stato difficile ripetere un simile exploit anche perché molti dei protagonisti dell’opera di Ayckbourn si concedettero una sosta proprio nel 1996. Tuttavia la Compagnia aveva trovato due nuovi bravissimi attori come Sonia Agrebbe e Luca D’Angelo (da noi più conosciuto con il soprannome di Paperino) i quali, confermando la validità dell’esperimento portato avanti a Millesimo con “La prova del Gioco”, avevano tra l’altro contribuito ad abbassare la media d’età di un Gruppo che stava invecchiando. Il 1996 è stata la stagione de Il malloppo una delle più grandi fatiche da me sostenute in teatro: un testo “noir” pervaso da un umorismo irriverente, a tratti cattivo, tutto costruito su di un linguaggio elegantemente bizzarro, difficile da imparare ed ancor più difficile da proporre nel contesto dei ritmi serratissimi voluti dall’autore. La storia di Orton era imperniata sul lutto che colpisce l’onesto McLeavy (uno splendido Mauro Lazzarino) il quale, perdendo la moglie, si ritrova coinvolto in una storia in cui si intrecciano le vicende dell’attraente ed interessata infermiera Fay (una coraggiosa interpretazione di Sonia Agrebbe), dell’ambiguo figlio Hal (un agilissimo Fabio Riva), del losco impresario Dennis (un elegante prova del Papero) e dell’ineffabile ispettore Truscott (la mia lunghissima parte). Più di due ore di spettacolo attorno ad una bara piazzata in scena in un clima tragicomicamente lugubre. Gli spettatori sono rimasti un po’ scioccati (.ma era quello che noi volevamo) da un testo che a tratti colpiva la platea come un pugno allo stomaco e a tratti faceva sbellicare dalle risate; in molti lo hanno forse giudicato eccessivo e tuttavia sono sicuro che Il malloppo, sotto il profilo dell’interpretazione, sia stato davvero un ottimo spettacolo. Mauro Lazzarino nel ruolo di McLeavy mi è sembrato quasi perfetto, bravissimo nella gestualità, nella mimica, nella dizione ed è un vero rammarico che con “Uno sguardo dal palcoscenico” abbia sempre eccessivamente centellinato le sue prestazioni. Fabio Riva invece sparirà dopo Il malloppo, non calcando più il palco del “Della Rosa”. E, con un atteggiamento quasi irriverente, ha sempre lasciato cadere nel vuoto i tanti inviti che Eiraldi gli ha spedito in occasione dei nostri spettacoli. nessuno di noi ha capito il perché!
(brano tratto dal libro “Uno sguardo lungo vent’anni” di Luca Franchelli)