LA LOCANDIERA

di Carlo Goldoni
Traduzione:
Regia:

Luca Franchelli

Scene:
Silvio Eiraldi
con (in ordine alfabetico)

Il Cavaliere di Ripafratta : Fabio Riva
Il Marchese di Forlipopoli : Marco Bazzano
Il Conte d’Albafiorita : Paolo Lambertini
Mirandolina, locandiera : Eleonora Demarziani
Ortensia, comica : Sonia Fraschetti
Dejanira, comica : Linda Siri
Fabrizio, cameriere di locanda : Leano Torello

 

Luci:
Federico Demarchi
Fonico:

Federico Demarchi

Realizzazione scenica:

Giuseppe Contini, Adino Demontis, Anna Maria Fratini, Salvatore Giunta

Realizzazione scenica:

Giuseppe Contini, Adino Demontis, Anna Maria Fratini, Salvatore Giunta

Quadri di scena:
Date delle rappresentazioni svolte :

15/05/2009 Cairo M.tte (SV)
16/05/2009 Cairo M.tte (SV)
17/05/2009 Cairo M.tte (SV)
02/01/2010 Cairo M.tte (SV)

 

Una produzione:
Trama

Le bugie della realtà e le verità del teatro

Un classico del teatro europeo, un momento imprescindibile per comprendere l’evoluzione di uno dei massimi scrittori della letteratura italiana, una rivoluzionaria lettura scenica che ha segnato il definitivo abbandono delle maschere della commedia dell’arte per far posto ai meccanismi scenici moderni. Tutto questo è La locandiera: un testo che tutti conoscono e che ogni volta sorprende.

MIRANDOLINA: … É nemico delle donne? Non le può vedere? Povero pazzo! Non avrà ancora trovato quella che sappia fare. Ma la troverà. La troverà. (La Locandiera, atto I)

In questa commedia tutti fingono, tutti vorrebbero essere ciò che non sono, ogni personaggio si ingegna di ingannare gli altri in una trama d’amore, d’interesse, di finzione. Mirandolina è la sublime regista del gioco, rappresentante la nuova borghesia operosa, la figura femminile che tenta faticosamente di emanciparsi senza però rinunciare alle arti sottilmente erotiche che la natura ha regalato.Ma intorno a lei si muove un mondo in gran parte superato dalla Storia eppure così ancorato a stilemi duri da abbandonare. Solo il cavaliere di Ripafratta è sincero (guadagnandosi così nei secoli una forte sensazione di antipatia) e quindi al termine dovrà soccombere e arrendersi ad un mondo in cui l’inganno la fa da padrone………

CAVALIERE: Tutti sono invaghiti di Mirandolina. Non è maraviglia, se ancor io principiava a sentirmi accendere. Ma anderò via; supererò questa incognita forza… (La Locandiera, atto II)

Tutto questo tenteremo di proporvi nella nostra messinscena a metà tra il 700 ed oggi, allestita con costumi di diversa epoca, a cavallo tra sentimenti sinceri (pochi) e taroccamenti dell’anima (molti) in una locanda fiorentina che si trasforma per l’occasione in palcoscenico sorvegliato dalla sguardo disincantato ed ironico del grande Carlo Goldoni.
(PROGRAMMA DI SALA)

Attori, finzioni, debutti e grandi ritorni

Mettere mano ad un classico: che sfida ineffabile, che momento esaltante, che spazio insidioso… Tutto questo ho pensato nell’attimo in cui mi sono deciso ad allestire La locandiera, un testo che tante volte ho incontrato a scuola e che in più occasioni ho visto a teatro, una commedia analizzata ed interpretata in molte maniere e dietro alla quale si cela il concreto rischio di essere ripetitivi e scontati. Così, naturalmente, vorrei proporre una mia lettura dell’opera di Goldoni giocando essenzialmente sul tema della finzione e dell’inganno, veicolando lo sguardo dello spettatore verso una Mirandolina straordinariamente convinta di potere disporre di tutti i frequentatori della sua Locanda nello sforzo di affermare se stessa ed il suo ruolo di donna e di imprenditrice. Per affermarsi tuttavia lei utilizza la maschera (non più quella carnevalesca, quanto quella esistenziale) da attrice consumata beffando così le assurde figure settecentesche che accanto a lei ruotano. Non le sarà difficile, da maschera, primeggiare su altre maschere… qualche difficoltà però la incontrerà nei confronti del Cavaliere di Ripafratta che, secondo me, è l’unico a non “recitare” (ecco la ragione del suo diverso costume) e tenderà sempre ad essere sincero soffrendo alla fine più degli altri. Per questo allestimento non potevo fare a meno dei miei attori più affezionati, ma ho anche provato il piacere di proporre il debutto di Leano Torello, di ritrovare dopo quasi quindici anni una Linda Siri davvero bravissima e respirare nuovamente il palcoscenico con quel Paolo Lambertini grande icona agli inizi dello Sguardo, ma lontano dalla ribalta dal 1981. Insomma, forse non si poteva sperare di disporre di premesse più allettanti: il palcoscenico e (soprattutto) il pubblico diranno se le scelte si saranno rivelate giuste.

Luca Franchelli

FABRIZIO: Ma piano, signora…
MIRANDOLINA: Che piano! Che cosa c’è? Che difficoltà ci sono? Andiamo. Datemi quella mano.
FABRIZIO: Vorrei che facessimo prima i nostri patti.
MIRANDOLINA: Che patti? Il patto è questo: o dammi la mano, o vattene al tuo paese.
FABRIZIO: Vi darò la mano… ma poi…
MIRANDOLINA: Ma poi, sì, caro, sarò tutta tua; non dubitare di me ti amerò sempre, sarai l’anima mia.

(La Locandiera, atto III)

Note di regia