Lungo le rive del Brenta, nei dintorni di Mestre e di Treviso, ai piedi dei colli Euganei cominciarono a sorgere fra la fine dei 600 e i primi del
700 accoglienti e deliziose ville dalle armoniose linee classiche, abbellite da pitture, ricche di statue, di fontane, di aiuole fiorite. La nobiltà prima e la ricca borghesia veneziana poi avevano trovato un nuovo spazio in cui affermare quello che oggi chiameremmo il loro status symbol. E la moda della villeggiatura fece furore: ma le pazzie per la vita galante, le gare del lusso e dei passatempi, l’allegria di magnifiche tavole imbandite, l’ozio e la sfrenata passione per i gioco diventavano, oltre che un nuovo comportamento sociale, anche un vero pericolo, distruggendo le ricchezze più modeste e intaccando i bilanci della laboriosa borghesia veneziana.
Un tale mutamento di costumi non poteva non interessare Carlo Goldoni, l’autore che sull’osservazione dei costumi e dei caratteri del suo tempo aveva costruito la fortuna della sua riforma teatrale. Infatti alla villeggiatura dedicò ben tre commedie tutte scritte nel 1761: Le smanie per la villeggiatura, Le avventure della villeggiatura, Il ritorno dalla villeggiatura, sviluppo nei personaggi, nella stagione e nei luoghi una dell’altra eppure indipendenti e diverse fra loro nella struttura e nella cifra stilistica.
Nella prima parte della Trilogia la villeggiatura è la festa promessa, lo spettacolo da allestire (“la villeggiatura si deve fare, e ha da essere da par nostro, grandiosa secondo il solito, e colla solita proprietà”-Leonardo), nelle Avventure, quando giunge il tempo di abbandonarsi al desiderio a lungo cullato, i personaggi si scoprono inadeguati alla felicità desiderata, incapaci di abbandonarsi alla libertà (ed allora la villeggiatura sarà maledetta: “Maledico l’ora e il punto in cui sono venuta” – Giacinta; “Non veggio l’ora che finisca questa maladetta villeggiatura” – Leonardo). Nel Ritorno infine i desideri sono ridimensionati, le illusioni stanno finendo.
Ne Le smanie si vedono “i pazzi preparativi” per la partenza: la commedia (il cui svolgimento è concentrato in un’unica giornata ed equamente ripartito, per ognuno dei tre atti, tra la casa di Leonardo e quella di Filippo) è tutta costruita su un effetto di sospensione: il giovane e spiantato Leonardo partirà o no per la villeggiatura`? Tutto – gli amori, i vestiti (il famoso mariage), il rapporto con il denaro, le manie, i caratteri – diventa un balletto di grande spessore realistico e al tempo stesso di inesorabile ferocia e divertimento. E poi ancora una volta risaltano in primo piano i caratteri, i grandi caratteri goldoniani: la furba Giacinta, la nevrotica Vittoria, il focoso Leonardo, l’ingombrante innamorato Guglielmo, il mite ed arrendevole Filippo, il pedante ed impiccione Fulgenzio; lo scroccone e pettegolo Ferdinando, i saggi (senz’altro più dei loro padroni) camerieri e servitori… così da far diventare Le smanie per la villeggiatura le smanie della vita.
(PROGRAMMA DI SALA)
Uno Sguardo su Goldoni
Il nome di Carlo Goldoni era risultato finora assente (ad eccezione di qualche brano in spettacoli collage) nell’elenco degli autori rappresentati dalla nostra Compagnia; si è dovuto dunque attendere il 25° anno di attività per vederlo inserito in locandina e in ben due allestimenti: nei mesi scorsi il laboratorio teatrale condotto Luca Franchelli, che ha visto gli studenti del Liceo di Carcare cimentarsi con successo ne La bottega del caffe’ , ora le Smanie, nella cui realizzazione la Compagnia ha profuso un notevole impegno, come dimostrano tra l’altro i bellissimi costumi creati da Francesca Parodi.
Il mirabile (per originalità, chiarezza, musicalità) testo goldoniano è proposto quasi nella sua interezza; sono stati effettuati alcuni piccoli tagli per renderlo ancora più agile e, per motivi di cast, è stato volto al femminile il personaggio di Fulgenzio, senza peraltro pregiudicarne le caratteristiche. Piuttosto si è cercato di evidenziare, tra le tante, alcune tematiche, come quella della partenza: i personaggi sembrano volersene andare per fuggire a loro stessi e al mondo che sta cambiando: la partenza per la villeggiatura (vissuta come un dovere: “siamo sul punto di dover partire” – Giacinta) rappresenta la partenza per un luogo incondizionato, il sogno di una meta ideale; in questa attesa del futuro i personaggi – soprattutto i giovani – si preoccupano sempre più delle apparenze che delle verità interiori. Ma si avverte anche un presagio: l’ambita partenza non risolverà nulla, anzi. Nel nostro allestimento questo presagio si evidenzia e concretizza con l’aggiunta di due flash “in avanti”(fIash forward ): le “voci” della villeggiatura nel sogno del servitore (all’inizio) e un’immagine “concentrata” di ciò che accadrà in “villa” (alla fine), utilizzando per entrambi i momenti quasi le stesse battute (da Le avventure per la villeggiatura). Tutto, in fondo, è (alla maniera di Pinter) già accaduto.