L’uomo, la bestia e la virtù
L’uomo, la bestia e la virtù fu scritta nel 1919 per Antonio Gandusio – all’epoca attore e capocomico quarantaquattrenne al culmine della carriera e del successo, definito “il più tipico rappresentante del ruolo del brillante”.
Con il teatro di Pirandello aveva già mancato due incontri: nel 1917 per Così è (se vi pare) – ragioni di salute – e nel 1918 per Ma non è una cosa seria – che dapprima aveva accettato di mettere in scena ma che in seguito non aveva ritenuta adatta alla sua compagnia, chiedendo a Pirandello “di cambiarla con altra, appena ne avrà l’occasione”.
Il soggetto da cui trarre un grottesco adatto alla “maschera del brillante” di Gandusio, Pirandello non lo dovette andare a cercare lontano: si rifece ancora una volta al ‘terzetto’ di novelle sulla ‘moralità’ del matrimonio e, così come era già successo per Non è una cosa seria e Pensaci, Giacomino, decise che anche Richiamo all’obbligo poteva dar luogo ad una commedia.
Nacque così L’uomo, la bestia e la virtù che riprendeva fedelmente la trama di Richiamo all’obbligo.
Il signor Paolino è in grande agitazione. Da tempo è diventato l’amante segreto della signora Perella (madre d’un ragazzo cui impartisce lezioni private) per consolarla dalla solitudine e dall’abbandono in cui è lasciata dal marito, un brutale capitano di lungo corso, che si è fatto una seconda ed illegittima famiglia in un altro porto. Senonchè ora la signora Perella è incinta – e non certo di suo marito che non s’accosta più a lei da anni. Per evitare lo scandalo e il disonore della ‘virtuosa’ signora Perella c’è un solo mezzo: che il capitano, in arrivo alla sera e di nuovo in partenza il giorno seguente, non trascorra la notte barricato nella sua stanza – com’è solito fare – ma compia una volta tanto il suo
dovere di marito. Se il signor Paolino, con l’aiuto di due amici – un dottore e un farmacista – riuscirà a somministrare furtivamente al riottoso lupo di mare un afrodisiaco che possa sortire il suo effetto, la virtù sarà salva, lo scandalo evitato e la morale trionferà…
“Una delle più feroci satire contro l’umanità e i suoi astratti valori”
Il problema teatrale che impegna il professor Paolino (come costringere il Capitano, per una notte, ad un incontro erotico con la moglie, da cui egli suole rifuggire) è un problema comico che ha molti illustri precedenti nella tradizione italiana, dalla novellistica boccaccesca al teatro del ‘500 in cui numerosissime sono le commedie basate sulla organizzazione di incontri notturni all’insaputa e contro la stessa volontà di uno dei protagonisti.
Su questo problema comico Pirandello costruisce l’agitato movimento della sua commedia, fatta di scosse, sobbalzi, equivoci, aggressioni esilaranti, e in cui tutti i personaggi sembrano farsi guidare da un meccanismo artificiale, vivendo un’esistenza di marionette, di esseri meccanici, in un universo di cui il teatro rivela continuamente il carattere di finzione, di non coincidenza con la realtà…
L’uomo, la bestia e la virtù alla fine trionfano tutte e tre insieme, appoggiandosi, sostenendosi, e quasi integrandosi tra loro in perfetto equilibrio…
Scriveva Pirandello a Gandusio il 22 febbraio 1919, poco dopo avergli spedito la commedia: “Ella avrà certamente notato il riposto senso di essa, pieno d’amarezza beffarda, che la fa una delle più feroci satire contro l’umanità e i suoi astratti valori. La comicità esteriore della favola non è che la maschera grottescamente arguta di questa amarezza: l’avrei voluta anche, se non avessi temuto d’offender troppo il pubblico e gli attori che debbon recitare le parti, più sguajata, per una superiore coerenza estetica. Deve avere per forza una faccia di buffoneria salace, spinta fin quasi alla sconcezza, vorrei dire una faccia da baldracca, questa commedia ove l’umanità è beffata così amaramente e ferocemente nei suoi valori morali. L’espressione di questo senso riposto culmina chiara, lampante, nella scena del secondo atto, in cui l’uomo, cioè il signor Paolino, trucca la signora Perella, cioè la Virtù, come una baldracca appunto. Perché questo senso riesca esplicito, tutta l’impostazione delle singole scene (…) dev’essere caricaturale, per modo che la commedia appaja veramente un apologo (…)”.
Luigi Pirandello e Uno Sguardo dal palcoscenico
Luigi Pirandello è stato il primo autore messo in scena dalla nostra Compagnia: trent’anni fa, per il nostro debutto sulle scene, furono scelti i due atti unici La giara e L’uomo dal fiore in bocca. Dovettero passare ventuno anni (2001) prima di confrontarci nuovamente con il grande autore siciliano e con uno dei suoi testi più impegnativi: Così è (se vi pare); un allestimento che ci ha regalato grandi soddisfazioni e lusinghieri apprezzamenti, oltre al premio Masitto a Marina Boero (nella parte della signora Frola) quale migliore attrice protagonista. E’ particolarmente significativo che, proprio nell’anno in cui festeggiamo il nostro trentennale, ci ritroviamo nuovamente alle prese con un altro testo pirandelliano, la cui realizzazione – tra l’altro – segna il debutto, nella nostra Compagnia, di ben sei attori su un totale di dieci in cartellone.
(PROGRAMMA DI SALA)