Nel mettere in scena la seconda Cantica della Divina Commedia, ho tenuto presenti le sostanziali differenze che si evidenziano rispetto a Inferno e che rendono il Purgatorio dantesco una creazione originalissima nell’ambito della poesia d’oltretomba.
Tra gli aspetti più significativi, il muoversi delle anime in gruppo, il loro affratellamento, la coesione, il fine comune. Quindi, pur sempre nell’ottica dello spettacolo itinerante, ho pensato non a postazioni singole ma ad individuare principalmente due luoghi in cui gli attori possano agire in gruppo; pertanto una delle principali caratteristiche di questo allestimento – rispetto a Inferno – è costituita dell’alternanza/dialogo di vari attori nella recitazione di ogni brano, che risulta quindi più ‘teatralizzato’ e con ritmo più incalzante pure se, come già per Inferno, ogni attore non interpreta spesso solo il singolo personaggio ma il testo dantesco nel suo insieme.
Per quanto riguarda la scelta dei brani – più brevi rispetto a Inferno ma distribuiti su più canti, con passaggi senza soluzione di continuità, come in un susseguirsi di flash – ho privilegiato innanzi tutto la fruibilità per lo spettatore, che sarà aiutato anche da una breve presentazione iniziale.
STRUTTURA dello SPETTACOLO
Dopo una breve presentazione esplicativa, l’apparizione di un angelo alla guida di una barca colma di spiriti destinati al Purgatorio introdurrà gli spettatori nei luoghi principali della rappresentazione, dove due gruppi di attori daranno vita, oltre che a Dante e Virgilio, a personaggi quali Manfredi, Pia de’ Tolomei, Sordello, Sapìa senese, Stazio, Matelda, fino all’apparizione di Beatrice e al suo colloquio finale con Dante, al termine del quale – e grazie all’immersione nelle acque dell’Eunoè – il poeta si sentirà “puro e disposto a salire a le stelle”.