L’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze estive in un istituto superiore a Roma. Il corpo docente si appresta a fare gli scrutini, “confinato” in palestra perchè la sala professori è inagibile. Il prof. Cozzolino (lettere) e la prof. Baccalauro (ragioneria) sono legati da tenera amicizia. Su di loro si riversano pettegolezzi e supposizioni di quasi tutti i colleghi: anche una lettera anonima recapitata al preside contribuisce ad aumentare la tensione all’interno del consiglio di classe.
Nello scrutinio, che si trascina avanti tra continue liti e ripicche, il problema più grande è rappresentato dall’allievo Cardini. Nonostante l’appassionata difesa di Cozzolino, che vorrebbe promuovere tutti, alla fine dello scrutinio Cardini risulterà bocciato. Sottobanco (1992) è la riscrittura per il teatro di personaggi e situazioni tratte dal libro Ex catedra, nel quale Domenico Starnone (classe 1943) ha raccontato un intero anno scolastico. Insegnante di italiano e storia presso un istituto tecnico alle porte di Roma, Starnone collabora da anni con varie testate pubblicando resoconti fantasiosi e divertenti di ciò che avviene nelle aule. Con stile giornalistico, semplice e veloce, egli racconta la scuola italiana precisando che “niente di ciò che ho raccontato qui mi è realmente accaduto. Se fatti e persone dovessero sembrare reali, la colpa è solo della realtà”. E infatti, a conoscerla anche poco, la scuola non è molto diversa da come la descrive Starnone e chi l’ha frequentata e ha intrapreso – con passione o con rassegnazione – ”il lavoro del castigamatti” sa benissimo che “la norma è… la noia, la fatica e il naturale manifestarsi lungo tutto l’arco dell’anno scolastico di una sorda inimicizia tra scuola, docente e studente”. L’universo scolastico di Starnone è popolato di tipi un po’ eccentrici, ma sempre strettamente legati alla realtà. Nel caso di Sottobanco: Baccalauro e i suoi problematici rapporti con il marito ed il figlio; Cozzolino, ex attivista, separato, sempre pronto a difendere i suoi allievi e perciò continuamente in lotta con i colleghi (l’unico appoggio lo trova in Baccalauro); Cirrotta, il doppiolavorista ignorante e volgare che corteggia le studentesse; Mortillaro, che non si stanca di ripetere nel suo precoce rimbambimento senile che “c’è chi è nato per studiare e chi è nato per zappare’ ; il maleodorante padre Mattozzi, alle prese con problemi di sudorazione, che legge in classe L’arte di amare di Fromm; il preside, che raccomanda a tutti di “non fare poesia”; Alinovi, la cui maggiore preoccupazione è quella di finire presto lo scrutinio per preparare la cena alla quale, con improbabili avances, invita i colleghi. Non potevano mancare naturalmente gli alunni. Anche se solo “evocati” (trattandosi di uno scrutinio), vivono
attraverso le parole degli insegnanti: “capaci di fare cose impossibili” secondo Cozzolino, “disumani” e “beduini” secondo Mortillaro. Al centro di ogni discorso su di essi c’è Cardini, additato come l’origine di tutti i mali della sua classe. La sua assenza-presenza è palpabile e tangibile perchè ogni docente ha dovuto confrontarsi col suo mutismo, con la sua sofferenza adolescenziale che non sa trovare altri sbocchi se non l’indecifrabile ronzio della mosca che egli interpreta a perfezione. In conclusione Sottobanco ha il merito di saper raccontare l’attuale sfascio del sistema scolastico italiano dal sua interno e con leggerezza, senza toni accusatori e con l’ironica benevolenza di chi di quel mondo ben conosce – e ha imparato, forse suo malgrado, ad accettare- le piccole meschinità, i compromessi, i rituali inossidabili.
Sottobanco, è andato in scena nella stagione teatrale 1992/93 per la regìa di Daniele Luchetti e l’interpretazione, nei ruoli principali, di Sirio Orlando e Angela Finocchiaro. A due anni di distanza ha fatto seguito la trasposizione cinematografica con il titolo La scuola, regia dello stesso Luchetti; per il soggetto sono stati utilizzati anche altri scritti di Starnone, tra cui Fuori registro. Vi ha partecipato la maggior parte degli attori della messinscena teatrale; Anna Galiena ha sostituito Angela Finocchiaro e Fabrizio Bentìvoglìo ha avuto un ruolo di primo piano per un personaggio (il vicepreside) non presente in Sottobanco.
(PROGRAMMA DI SALA)
1998 : Chiusa una stagione così intensa iniziammo a lavorare intorno all’idea di un testo dedicato e rivolto soprattutto al mondo della scuola; gli studenti sono sempre stati per noi spettatori assidui ed affezionati: così, anche grazie all’esempio suggerito dal film “La scuola” di Lucchetti, nasce l’intenzione di portare in scena Sottobanco di Domenico Starnone. La bella e godibile farsa che immortala i tanti vizi e le poche virtù di uno sgangherato corpo insegnante alle prese con gli scrutini di fine anno in un Istituto tecnico romano, ci porterà un notevole successo di pubblico e ci darà la possibilità di fare esordire Pierangelo (Pippo) Salerno, tesoriere della Compagnia, nella sua prima e penso unica interpretazione. Nel ruolo di protagonisti, Luca D’Angelo e Chiara Grata alle prese con una coppia di insegnanti oggetto di pettegolezzi da parte di colleghi straordinariamente ignoranti e menefreghisti, interpretati da Luca Franchelli (preside rincoglionito), Marco Bazzano (allupato doppiolavorista), Flavio Bertuzzo (prete puzzolente), Pippo Salerno (nella parte di sé stesso) e Sonia Fraschetti (insegnante che conosce un unico argomento) Tanti insegnanti, dopo avere assistito a Sottobanco, mi hanno detto che la realtà del corpo docente attuale non è poi così lontana dal grottesco tratteggio di Starnone (stiamo freschi!!). Credo che, a parte forse Chiara e il “Papero”, il cui copione si presentava davvero massacrante, tutti si siano potuti divertire avendo a che fare con un testo non certo difficile sotto il profilo interpretativo, costruito su una raffica di battute strapparisate e strappaapplausi. Questa commedia, secondo me, non si pone di sicuro come uno dei nostri “capolavori”, ma è impossibile negare che non abbia saputo accattivarsi le simpatie degli spettatori, davvero molti nelle cinque serate di recita al “Della Rosa” e nelle altre repliche. Sottobanco veniva recitato usufruendo di una scena semplicissima costituita da qualche banco con alcune sedie: una messinscena da proporre nelle palestre delle scuole al suo pubblico naturale. ed invece nell’unica esperienza in palestra (all’Istituto “Patetta”) l’acustica risultò così orribile da non far capire niente a nessuno. Ma nonostante questo deludente esperimento il consuntivo di Sottobanco risulta ampiamente positivo: l’interpretazione che ogni attore ha saputo dare a ciascun personaggio-insegnante ha consentito di tratteggiare una serie di caricature efficacissime ed apprezzate dal nostro pubblico.
(brano tratto dal libro “Uno sguardo lungo vent’anni” di Luca Franchelli)