L’inutile ricerca della verità
Viviamo nella costante ricerca di certezze e maturiamo la convinzione di conoscere bene le persone che ci stanno vicine: la famiglia, gli amici, i compagni di lavoro; con loro costruiamo percorsi, progetti, pomeriggi divertenti. Ma, ogni tanto, ci si risveglia improvvisamente e si scopre che lo sguardo che tanto ci aveva illuso si è ingannato, ritrovando attorno a noi soggetti nuovi; personalità e storie così diverse da come le avevamo convintamente immaginate.
Questa potrebbe essere la tesi di fondo dell’allestimento che stasera vi proporremo: un’opera praticamente sconosciuta di un autore altrettanto poco noto, scritta negli anni ’30, ambientata in un salotto borghese in cui si muove un gruppo di persone dalla lunga frequentazione comune che si sono date appuntamento per trascorrere una rassicurante serata magari ascoltando la radio.
Il programma trasmesso prevede un dramma dall’esito tragico con un colpo di pistola che suggella il finale e lascia negli ascoltatori un piccolo brivido e qualcosa su cui discutere. Non passerà però molto tempo che sul palcoscenico prenderà forma una situazione ben più forte ed inquietante.
Qualcosa sconvolgerà in primis Freda Caplan, padrona di casa, che si sforza di vivere un perbenismo di facciata sposata con Robert Caplan, socio in affari di Carlo Stanton (un avventuriero con una certa smania di rivalsa) e di Gordon Whitehouse (fratello di Freda, marito dell’insoddisfatta Betty e travagliato da un’incoffessabile passione). Assieme a loro si trova Olwen Peel, una bella signora con tanti segreti, ed il critico letterario Mockridge che presto capisce di essere finito in un nido di vipere.
L’intreccio pare complesso, ma non illudetevi perché il personaggio chiave è forse quello che non vedrete mai: Martin Caplan, il fratello di Robert, suicida (o assassinato?…).
Come un macabro gioco di società, inizierà, da parte di tutti, un’indagine retrospettiva che, nel tentativo di fare luce sulla morte di Martin, porterà a galla tante altre questioni nascoste. A questo punto nulla sarà più come prima…
Perfetti sconosciuti
Nel momento in cui mi sono imbattuto nel copione di Svolta pericolosa scritto da John Boynton Priestley, avevo per caso appena visto il fortunato film di Paolo Genovese Perfetti sconosciuti e mi sono praticamente convinto che il regista avesse preso spunto da questa pièce (scritta nel 1932 ed ambientata in uno scrupoloso contesto inglese) per inventare i cinici personaggi che Marco Giallini e compagnia hanno reso sul grande schermo in maniera davvero efficace.
Mancano i telefonini, ma l’impianto sul quale si basa la sceneggiatura mi è sembrato davvero tanto simile, così come il finale che lascia gli spettatori (qui a teatro come al cinema) interdetti ed in bilico tra realtà e fantasia, tra vita e arte.
Per quanto io ne sappia Svolta pericolosa è stata davvero poco rappresentata in Italia ed ritengo un vero peccato che un’opera così ben congegnata non abbia avuto (forse per alcune tematiche un tempo scabrose presenti nel testo) la fortuna che meritava.
La nostra Compagnia sarà quindi ben felice di provvedere, sperando che il pubblico non si perda nelle “pericolose svolte” di un copione non facile, riservato ad attori bravi e a spettatori disposti ad una concentrazione assoluta.
Luca Franchelli