TRADIMENTI

Nomination per il miglior spettacolo al Premio Nazionale F.I.T.A. 1998
di Harold Pinter
Traduzione:
Regia:

Silvio Eiraldi

Scene:
Sandro Marchetti, Silvio Eiraldi
con (in ordine alfabetico)

erry – Luca D’Angelo
Emma – Chiara Grata
Robert – Luca Franchelli
Un cameriere – Mauro Lazzarino

Luci:
Fonico:
Realizzazione scenica:
Realizzazione scenica:
Quadri di scena:
Date delle rappresentazioni svolte :

19 maggio 1997 Cairo M.tte – T. Della Rosa (Anteprima)
22 maggio 1997 Cairo M.tte – T. Della Rosa
23 maggio 1997 Cairo M.tte – T. Della Rosa
24 maggio 1997 Cairo M.tte – T. Della Rosa
25 maggio 1997 Cairo M.tte – T. Della Rosa
31 maggio 1997 Cairo M.tte – T. Della Rosa
1 giugno 1997 Cairo M.tte – T. Della Rosa
5 giugno 1997 Cairo M.tte – T. Della Rosa
25 ottobre 1997 Cairo M.tte – T. Della Rosa (studenti)
25 ottobre 1997 Cairo M.tte – T. Della Rosa (studenti)
8 novembre 1997 Cairo M.tte – T. Della Rosa
9 novembre 1997 Cairo M.tte – T. Della Rosa
16 novembre 1997 Cairo M.tte – T. Della Rosa
7 febbraio 1998 Cairo M.tte – T. Della Rosa (studenti)
7 febbraio 1998 Cairo M.tte – T. Della Rosa (studenti)
11 febbraio 1998 Cairo M.tte – T. Della Rosa
21 febbraio 1998 Valleggia/Quiliano

Una produzione:
Trama

1997: Con il 1997 si chiude un triennio che sotto il profilo artistico è stato, secondo me, il più importante nella storia del nostro Gruppo e Tradimenti , portato in scena nel maggio di quell’anno, costituisce il degno finale di una “trilogia” eccezionale. Infatti sono convinto che Camere da letto, Il malloppo e Tradimenti abbiano rappresentato, nella loro continuità artistica, il meglio dei nostri vent’anni di teatro. I migliori attori di “Uno sguardo dal palcoscenico” hanno potuto prendere parte a questi lavori e, pur senza nulla togliere ad altri momenti e ad altri protagonisti della Compagnia, penso proprio che né prima né dopo si sia riusciti a fare di meglio. L’opera di Pinter è stata in realtà la ripresa e la finalizzazione di una nostra vecchia idea, infatti nel 1988 Aldo Meineri avrebbe dovuto dirigere questo lavoro portando sulla scena, nei panni dei tre protagonisti, oltre a me anche Silvio e Sonia Fraschetti, ma. il nostro regista dell’epoca non se la sentì ed il progetto finì in un cassetto. Devo dire che con grande coraggio Eiraldi propose a Luca D’Angelo e all’esordiente Chiara Grata le parti dei due amanti Jerry ed Emma, costituendo così una coppia giovane, apprezzata dal pubblico, capace di rivestire i ruoli di protagonista nell’ultimo scorcio d’attività della nostra Compagnia. A me fu affidato il personaggio del cinico Robert ed a Mauro Lazzarino il “cameo” del cameriere. Tradimenti affronta due grandi temi come l’amore e l’amicizia attraverso un ordito scenico magistralmente costruito sul filo di una memoria che ripercorre, con un meccanismo cronologicamente sfasato, i sentimenti dei protagonisti. Dicevo del coraggio che Eiraldi ha avuto poiché il testo, ancorchè davvero affascinante, non era certo divertente e solo una regia intelligente ed una messinscena particolare potevano portare al successo un lavoro diviso tra l’altro in 9 quadri. Con l’ausilio artistico del geniale Sandro Marchetti e grazie all’aiuto dell’insostituibile Giuseppe Bertone, ecco una scena bellissima e funzionale, modificabile con alcuni movimenti dei pannelli laterali e frontali e con un differente posizionamento dei nove prismi triangolari (elemento caratterizzante della scena) che permettevano di passare dall’appartamento di Emma a quello di Jerry, dal ristorante alla stanza d’albergo di Venezia. Un altro grande successo!

(brano tratto dal libro “Uno sguardo lungo vent’anni” di Luca Franchelli)

Un uomo (Jerry) e una donna (Emma, moglie di Robert) sì incontrano, su richiesta di lei, in un pub, a due anni dalla fine della loro relazionee parlano del passato. Un viaggio nella memoria alla ricerca della propria (incerta) identità, attraverso la ricostruzione a ritroso nel tempo di fjine/decadenza/nascita di una relazione extraconiugale. Il fascino di un dialogo (imparentato con il teatro dell’assurdo) apparentemente vuoto, sospeso tra pause e silenzi, ma anche ricco di humour, di comicità, di poesia. Uno dei testi più affascinanti di Harold Pinter, forse il più ~ commediografo vivente.TRADIMENTI sviluppa due temi caratteristici (e tra loro strettamente connessi) della produzione pinteriana: quelli della memoria e della difficile ricerca di una propria identità, mentre quello dell’amore (che superficialmente potrebbe essere visto come il tema centrale della commedia) ne costituisce solo il suo intreccio esterno. Tradimenti racconta una storia di adulterio semplicemente perchè nell’esistenza d’ogni individuo è l’accidente più normale. Ma la sostanza, invece, della nostra vita, il suo rischio e la sua avventura, è appunto la difficile ricerca della nostra identità. Anche Emma, Jerry, Robert, come tanti altri antieroi pinteriani, ricordano (cercano cioè di riattivare quanto è accaduto loro: l’amore e il tradimento, la gelosia e il possesso, l’orgoglio e l’umiliazione, ad un tempo, d’essersi donati, per breve tratto, l’uno all’altra) per ridare concretezza, saldezza di contorni alla propria immagine astratta e labile. Questo recupero è però impossibile e si disperde, tra i personaggi. in una mai risolta schermaglia di copertura, nelle pause dilatate (mai come in questa commedia pause e silenzi sono così sottilmente protratti) per prendere in contropiede l’interlocutore, in un elusivo e compiaciuto rimpiattino. Il vero problema di ognuno, complicato dal procedere a ritroso della narrazìone (che così rivela la sua genialità e pone lo spettatore in una posizìone di vantaggio sui protagonistí) sembra quello di mostrare all’interlocutore di saperla lunga. Già nella prima scena Jerry tenta sottilmente di prevalere su Emma dichiarandosi al corrente della sua relazione con Casey (alla faccia del “maledettamente disonesto”); in altra occasione è la donna a insidiare l’amante instillandogli il dubbio sulla fedeltà di Judith. Ma è Robert il maestro di questo accerchiamento a distanza: basta vedere come conduce Emma alla capitolazione nell’episodio della camera d’albergo a Venezia, senza mai dover ricorrere a domande dirette. La posizione di vantaggio tuttavia si brucia al termine della singola scena: non sono possibili strategìe, ma solo tatticismi e, di conseguenza, l’identità di ogni personaggio è indissolubilmente connessa, volta a volta patteggiata, con quella degli altri due. E’ per questo che Robert ha bisogno anche di Jerry. Dei resto, il significato dalla partita a squash a cui egli ripetutamente invita l’amico, soprattutto dopo aver scoperto la sua tresca con Emma, non è solo quello di un equivoco confronto muscolare; l’allusione va pure alle caratteristiche di uno sport in cui gli avversari non si battono mai frontalmente: metafora esatta del match in corso fra i personaggi della commedia. Il classico triangolo lui leì l’altro appare quindi non una tipologia da commedia, ma lo specchìo di un’instabilità esistenziale: c’è sempre bisogno di un terzo, reale o evocato (Judith, Casey, Spinks), per poter condurre un rapporto duale da una posizione di forza. Anche la dichiarazione d’amore di Jerry a Emma che dovrebbe costituire l’unico momento vissuto, non falsificabile della commedia  è messa in una luce ambigua, non solo per l’ubriachezza di lui, ma perchè nelle sue parole già si intravede un rapporto di emulazione/antagonismo nei confronti di Robert (“Avrei dovuto averti nel tuo abito bianco. prima delle nozze. Avrei dovuto macchiare il tuo abito da sposa … ). Ed è Robert medesimo, entrato nella stanza, ad avallare sottilmente la situazione: da lì in poi tutti saranno complici nel tradimento.
(PROGRAMMA DI SALA )
Il teatro di Pinter
H.Pinter (Londra, 1930). La sua prima commedia, La stanza, risale al 1957 ma la vera rivelazione della profonda originalità dei suo talento si ebbe con Il compleanno (1958) e Il guardiano (1961), a cui hanno fatto seguito, tra le altre, Il ritorno a casa (’64), Vecchi tempi (’71), Terra di nessuno (’75), Tradimenti (’78), La serra ( 80, ma ripresa da un’opera giovanile del 159). Nei primi anni 80 c’è stato un periodo di stasi nel suo lavoro (soprattutto da allora Pinter si impegna molto attivamente in associazioni per la difesa dei diritti dell’uomo ed in particolare dei prigionieri politici), a cui ha fatto seguito la scrittura di testi brevi quali Il bicchiere della staffa, Il linguaggio della montagna. Moonlight, Ceneri alle ceneri. Ha scritto inoltre varie sceneggiature, tra cui quelle di tre opere fondamentali nella filmografia del regista J.Losey: Il servo (’63), L’incidente (’67), Messaggero d’amore (’69), quella per il film di K.Reisz La donna del tenente francese (’81) e quella per la trasposizione cinematografica di Tradimenti (’83), regia di D.Jones). Ancor oggi all’attività di scrittore alterna quella di attore (con la quale aveva iniziato la sua carriera teatrale) e di regista, sia in allestimenti da commedie sue, che di altri autori. A proposito di pause e silenzi Pinter ha detto: “Mi è capitato di sentire dagli attorì, soprattutto all’estero, che un silenzio, ovviamente, è più lungo di una pausa. Va bene. Ok_ d’accordo Dicono tutti: questa è una pausa, perciò ci fermiamo. E dopo la pausa riprendiamo. ( &) Dal mio punto di vista, non si tratta assolutamente di una convenzione formale. La pausa è tale in ragione di quello che è appena successo nella mente e nelle budella dei personaggi. Le pause derivano dal testo. Non sono convenienze o costrizioni formali, ma parte del corpo dell’azione Voglio dire che gli attori, se recitano come si deve, si accorgeranno che una pausa o quel che diavolo è  è inevitabile. E allo stesso modo, un silenzio vuol dire che è successo qualcosa che impedisce a tutti di parlare per un po’ di tempo  finchè non si saranno ripresi da quello che è accaduto prema del silenzio. In un certo senso pause e silenzi sostituiscono il dialogo, fanno parte della vita dei testo”. ( … ) “Credo di aver fatto, da giovane, un terribile errore dal quale non sono mai riuscito a riscattarmi del tutto. Nella mia prima commedia ho scritto la parola pausa. Da allora tutti hanno letto e recitato le mie commedie preoccupandosi soprattutto di questa pausa, anzi, lasciandosene ossessionare, Per me era solo un intervallo naturale nello svolgersi dell’azione, un respiro.

Note di regia

Chiara Grata : Quanta fatica nei “Tradimenti” di Emma!

“Tradimenti” è stato il mio primo lavoro teatrale nella compagnia “Uno sguardo dal palcoscenico” e mi fu subito presentato come una sfida ed una prova di coraggio… Era uno spettacolo particolarmente difficile e complesso e nessuno credeva che avrebbe poi avuto un così grande successo di pubblico: sarà per questo che tutti noi ci siamo impegnati più del solito, cogliendo la sfida decisi più che mai ad interpretarlo al meglio. Così cominciarono le nostre prove; pomeriggi interi per perfezionare una scena, una pausa, il tono di una battuta…ed io pensavo: questo è recitare! Senza nient’altro in testa che diventare una Emma convincente. Già perchè non posso pensare a Tradimenti senza ricordare l’emozione nell’interpretare un personaggio come Emma. Per me rappresentò il primo ruolo in cui dovetti studiare, pensare, calarmi in una personalità così diversa dalla mia, provare ad immaginare le reazioni di una donna dal carattere debole ed insicuro, rosa dal desiderio di essere amata a qualunque costo, disposta ad appoggiarsi a chiunque pur di sfuggire al grigiore della sua vita coniugale con un marito che non la ama e non la capisce. Emma, così profondamente femminile nella sua ricerca d’affetto ma così assolutamente fredda da riversare questa sete di sentimenti e sogni nel migliore amico di suo marito. Nessun altro ruolo riuscirà a darmi ciò che mi ha dato questa figura femminile con le sue contraddizioni e la sua tristezza. Per riuscire ad essere Emma fino in fondo ho cercato di districare questo groviglio dell’anima, di capire la degenerazione dei suoi sentimenti, di vederla come vittima di una tacita lotta tra marito e amante. In questa ricerca devo ringraziare Silvio e Luca Franchelli , mio primo regista, che mi hanno dato sempre le giuste indicazioni ; inoltre un ricordo speciale va a Luca D’Angelo ed a Mauro Lazzarino per essere riusciti a scaldare con un sorriso l’atmosfera un po’ tesa e pesante creata dalle famose pause di Pinter !